Tonino Russo, Segretario generale Cisl Calabria:

riorganizzare il Servizio Sanitario Nazionale per rafforzarne il profilo universalistico pubblico e gratuito. Evitare che si allarghi ulteriormente la forbice delle differenze nella qualità delle prestazioni assistenziali e di cura tra le regioni.

Servono sinergie sempre più efficaci tra università, ospedale e territorio per promuovere ed assicurare equità di accesso, sicurezza e qualità dell’assistenza, innovazione.

Valorizzare e premiare esperienze, competenze, anni di servizio, professionalità.

Servono tavoli regionali di confronto che abbiano una grande attenzione per il sistema pubblico.

 

Lamezia Terme, 08.08.2023 – «È ora più che mai indispensabile intervenire con le risorse del PNRR per riorganizzare il Servizio Sanitario Nazionale e rafforzarne il profilo universalistico pubblico e gratuito, per evitare che si allarghi ulteriormente la forbice delle differenze nella qualità delle prestazioni assistenziali e di cura tra le regioni», afferma in una nota Tonino Russo, Segretario generale della Cisl calabrese.

«Da tempo – prosegue il sindacalista – la Cisl ha lanciato l’allarme sulla crisi in cui versa la Sanità pubblica nel nostro Paese, sospinta da un progressivo taglio di risorse del Fondo Sanitario Nazionale di oltre 37 miliardi negli ultimi 10 anni: tagli negli organici, blocco del turn over, chiusura di ospedali, assenza di programmazione hanno prodotto questi risultati.

L’obiettivo principale deve essere la presa in carico del paziente, la continuità assistenziale.

La riorganizzazione della rete ospedaliera e l’integrazione con la rete di assistenza territoriale tutta da organizzare, sono fondamentali per garantire i LEA e, con essi, la necessaria assistenza diffusa, soprattutto nelle aree interne e quella rivolta agli anziani e alle fasce più deboli della popolazione, in Calabria più ampie che altrove. Il territorio ben assistito diventa essenziale anche come filtro rispetto alle tante ospedalizzazioni inappropriate.

Serve, quindi, una maggiore integrazione ospedale/territorio, soprattutto per la gestione delle cronicità. E serve nuovo personale a fronte delle gravi carenze negli organici, perché le strutture camminano con le gambe delle donne e degli uomini.

Serve valorizzare il Distretto quale struttura che prende in carico il paziente nel territorio di competenza, dopo la dimissione e/o prima del ricovero in ospedale. Questo modello organizzativo, collegato alla rete dei medici di medicina generale e alle Unità Operative e/o con il Distretto, è un punto fondamentale, elemento insostituibile di base nell’interazione ospedale-territorio, perché finalizzato a creare una vera presa in carico e utile per evitare riacutizzazioni di patologie che comportano spesso ulteriori ricoveri, disagi per i pazienti e i loro familiari, dispendio di risorse.

Serve altresì una reale integrazione tra Aziende Sanitarie e Aziende Ospedaliere Universitarie. È un obiettivo ambizioso e prioritario non più procrastinabile se vogliamo supportare e sostenere lo sviluppo di percorsi che garantiscano realmente presa in carico e continuità nelle cure dei pazienti. Servono sinergie sempre più efficaci tra università, ospedale e territorio, con l’impegno a promuovere ed assicurare appunto sinergicamente l’equità di accesso, la sicurezza e la qualità dell’assistenza, nonché l’innovazione in ambito digitale, tecnologico e di ricerca.

È importante – sottolinea il Segretario generale della Cisl Calabria – realizzare un modello organizzativo espressione della integrazione tra due ordinamenti, ospedaliero ed universitario, nel quale la specificità di ciascuno è definita dagli obiettivi dell’Azienda, ispirati dalla Regione e consacrati negli atti aziendali, da attuare mediante la programmazione di Asp, Ao e Aou.

Su questo, la Cisl chiede al Presidente della Giunta regionale Occhiuto, nella sua qualità di Commissario ad acta per il piano di rientro della Sanità calabrese, di promuovere un confronto tra sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil, commissari straordinari aziendali, direttori delle strutture ospedaliere e rettori.

Affermiamo ciò anche nella convinzione che in una regione come la Calabria diventa fondamentale organizzare didattica e ricerca nelle strutture ospedaliere e territoriali per una vera integrazione tra le reti e la reale presa in carico del paziente.

Esistono tante realtà virtuose a cui guardare nel nostro Paese. Abbiamo il dovere di non rovinarle e di moltiplicarle. È un processo di cambiamento che serve ad alzare il livello dei servizi offerti nell’interesse dei cittadini.

Pe la Cisl, l’integrazione tra le aziende deve servire a migliorare la qualità del servizio, la tempistica, in una parola: il risultato. Deve servire a ridurre le lungaggini nelle liste di attesa per screening su tante patologie, screening che non vengono più eseguiti correttamente e puntualmente. Deve servire ad evitare i tantissimi ricoveri inappropriati e le lunghe degenze, a volte immotivate, con difficoltà per i pazienti e costi salatissimi per la collettività. Molti cittadini calabresi stanno rinunciando alle cure per problemi economici e tra essi molti anziani: ciononostante, registriamo comunque una mobilità sanitaria in crescita. L’integrazione tra le aziende serve anche ad evitare una migrazione sanitaria non più sopportabile per il bilancio regionale e per le tasche delle famiglie calabresi. Traghettare il finanziamento del pubblico al privato, con la pseudo ragione di fare meglio e velocemente, è l’errore più grosso, quello definitivo. Sottrarre risorse al sistema pubblico significa portarlo sul patibolo e suggerire al privato risultati dell’apparire e non già dell’essere. Il privato di eccellenza deve operare in un sistema sanitario integrato e intervenire dove il pubblico non arriva, non sostituire il pubblico.

C’è bisogno di un progetto reale e ambizioso di programmazione e gestione che metta da parte ambizioni personali. Di programmazione vera, di seconda puntata rispetto ai fallimenti addebitabili a commissari ad acta passati di moda.

La vera integrazione si realizza solo attraverso scelte meritocratiche, che valorizzino e premino esperienze, competenze, anni di servizio, professionalità. Tutto questo, la Cisl ne è convinta, si potrà realizzare – conclude Tonino Russo – solo attraverso tavoli regionali di confronto che abbiano una grande attenzione per il sistema pubblico».